Indipendentemente dagli aggiornamenti dell’algoritmo che verranno, sono: Nell’articolo Vi avevamo spiegato che la SEO ha regole precise, prima tra tutti l’originalità e l’alta qualità dei contenuti, seconda la trasparenza, cioè l’eticità di chi li pubblica. I testi copiati, uguali a quelli di altri o anche i nostri stessi testi riproposti in più pagine, non piacciono a Google. Parole chiave fuori contesto, ripetute fino allo sfinimento e ai limiti della perdita di senso, producono l’effetto opposto a quello desiderato. Avevamo paragonato la SEO a una nonna, alla Grande Assaggiatrice del web, a un tramite severo ma giusto per entrare nelle grazie di Google. Ed è proprio così. Come molti di voi già sapranno, il cosiddetto Algoritmo di Google è quell’insieme di procedimenti informatici che riescono a selezionare i risultati di una ricerca. L’obiettivo dell’algoritmo è di visualizzare solo quelli coerenti alla ricerca dell’utente. Nel corso degli anni, Google ha aggiornato il suo algoritmo frequentemente: se prima del 2011, ad esempio, era possibile ingannare Big G con siti scarni di contenuti ma pieni zeppi di parole chiave, con l’aggiornamento dell’algoritmo denominato Panda Update, i furbetti delle keyword si sono trovati inevitabilmente in fondo alle classifiche. Dal 2011, poi, sono stati effettuati tantissimi altri update: da Hummingbird (2013), che ha aggiunto la capacità di interpretare le richieste dell’utente analizzando i sinonimi delle parole chiave, a Fred (2017), che ha portato alla penalizzazione dei siti di fake news, con pubblicità invasiva o sovra-ottimizzati, passando per Bert (2019) che permette al motore di ricerca di essere sensibile alle sfumature linguistiche, fino al più recente May 2020 Core Update, che si prefigge di migliorare ancora l’esperienza di navigazione tramite criteri ancora più stringenti. E questi sono solo una parte degli aggiornamenti fatti negli ultimi anni. Appare evidente, così, che curare la SEO non è più un fattore trascurabile della nostra reputazione web, ma qualcosa su cui occorre concentrarsi e applicarsi. Sono tante le cose da fare, tuttavia non saranno mai quanto le cose da NON fare. Ecco perché vogliamo ridurre a 4 punti le cose da fare e a 8 le cose da non fare. Iniziamo. Le regole Seo che premieranno SEMPRE il posizionamento delle vostre pagine web, indipendentemente dagli aggiornamenti dell’algoritmo che verranno, sono: 1 – Creare contenuti di valore (ben scritti, ricchi di sinonimi, corredati da immagini, video o altro) 2 – Scrivere testi unici (vietato copiare!) 3 – Dare informazioni utili (condividete le vostre conoscenze, aiutate i vs potenziali datori di lavoro o clienti a trovarvi, trattate argomenti relativi al vostro settore di competenza) 4 – Aumentare il vostro grado di autorevolezza in maniera lecita e non forzata (Ora che avete incrementato il vostro pubblico con il personal branding, dovrebbero essere aumentate anche le opportunità di Link Building: quante più fonti autorevoli vi linkano, cioè vi segnalano collegandosi a voi con un link pubblicato sul loro stesso sito, quanta più autorevolezza otterrete). Queste sono le regole Seo per una buona gestione. Vediamo ora i divieti assoluti, cioè le regole Seo da non infrangere mai. 1 – Anchor text sovra-ottimizzati Gli anchor text, i link, devono essere identificativi del contenuto a cui rimandano, e non una sequenza insensata di parole chiave. Parimenti evitate di utilizzare la Url o il Title della pagina che si sta linkando come anchor text. Meglio una frase di 6/8 parole esplicativa del contenuto del link. 2 – Backlink di scarsa qualità Se è importante farsi citare da altre fonti per aumentare il proprio grado di autorevolezza on-line, è anche vero che conta parimenti l’autorevolezza di chi ci sta linkando. I backlink servono a Google a capire meglio un sito, cioè permettono all’algoritmo di tematizzare il contenuto e stimarne la qualità. Se la qualità del sito che inserisce il link che rimanda al vostro sito è scarsa o pessima, o completamente fuori contesto e inutile, allora anche il valore del backlink lo sarà. 3 – Keywword non pertinenti Sembra superfluo doverlo precisare, ma c’è chi ancora utilizza parole chiave che potenzialmente attirano traffico (trasmissioni tv famose, Vip, sesso, ecc ecc) per poi trattare tutt’altro argomento. Così facendo non si crea un’utilità per l’utente, anzi… gli si fa perdere tempo. Il rischio, così facendo, è poi quello di finire nella n-pagina dei risultati sul motore di ricerca… a voi la scelta. 4 – Alta densità di parole chiave Non esiste una percentuale perfetta, quella che vi proietterà in prima posizione su Google. È possibile raggiungere il 2-5% di keyword in un testo, forse anche più, ma bisogna sempre porre attenzione alla qualità e scorrevolezza del testo. Le parole chiave vanno selezionate con criterio, magari ricorrendo a GoogleAds (ex Google AdWords) per stilare un elenco di parole collegate al vostro marchio personale e al vostro settore, indagando il volume di ricerche per parole chiave specifiche. Google Ads è una piattaforma per creare annunci pay per click, pertanto è a pagamento, ma solo una volta avviate le campagne pubblicitarie. Creare l’account senza far partire alcuna pubblicità non ha alcun costo ed è pure un ottimo modo per scegliere le parole chiave da inserire nei vostri contenuti. Usate le keywords con parsimonia e buonsenso: questa ad oggi è la più importante tra le regole Seo, la più delicata da gestire. 5 – Cloacking e Doorway Page Sembra incredibile, eppure c’è ancora chi si ostina in questa pratica dannosa. Il cloacking consiste nel mostrare, grazie a particolari script, contenuti diversi al motore di ricerca rispetto all’utente per ottenere un migliore posizionamento. Peccato che il rischio più che concreto sia di essere bannati dagli indici dei motori di ricerca. Stessa cosa dicasi per le Doorway Page (conosciute anche come Enter Page o Gateway Page), pagine prive di contenuto che svolgono l’unica funzione di rimandare ad un’altra pagina. Anche quest’ultime possono portare alla cancellazione del vostro sito dal database del motore di ricerca: il ridirezionamento automatico è infatti considerato una pratica scorretta. 6 – Keyword stuffing URL SEF, URL parlanti, URL che anticipano il contenuto di una pagina. Se non possono restare delle sequenze alfanumeriche prive di senso, non devono neanche essere imbottite di parole chiave. Questa pratica, come pure la ripetizione ossessiva di parole chiave all’interno di un testo, è chiamata keyword stuffing: non piace all’utente… e non piace neanche a Google. 7- Testi duplicati Lo abbiamo già detto, ma è meglio ripeterlo un’ultima volta: non copiate i contenuti. Copiare è sbagliato (lo sappiamo tutti, fin dalle elementari), quindi rimboccatevi le maniche e riscrivete, con parole vostre, i concetti di cui vi volete appropriare. L’unicità del testo è conditio sine qua non per essere benvoluti da Big G. Se poi ci aggiungete anche qualcosa di vostro, beh, tanto meglio. 8- Scrittura per motori Ripetete con noi: “Si scrive per l’utente, non per il motore di ricerca!”. A decretare il successo o il fallimento della vostra reputazione web non è Google, ma l’utente finale. È per lui che dovete scrivere al vostro meglio, fornire contenuti interessanti e utili, mettervi in mostra… non per Google! Un’altra tra le regole Seo più difficili da interiorizzare è proprio questa: scrivere per l’utente e solo poi, eventualmente, ottimizzare il contenuto per il motore. A ben vedere, seguire le 4 regole Seo di buona condotta è molto più gratificante che scadere nel Black Hat Seo, cioè in quell’insieme di pratiche illecite o inopportune volte a forzare il posizionamento di un sito verso l’alto. Tuttavia, anche senza farsi tentare dal “lato oscuro”, è possibile cadere in errori dettati dall’inesperienza e da un possibile eccesso di zelo. Ci auguriamo che questo breve riepilogo possa esservi d’aiuto in tal senso e vi ispiri a curare con dedizione il vostro sito personale e i vostri profili social. Dalle regole Seo passiamo ora ad un breve ripasso dei macro passaggi inerenti la vostra web reputation: Ma soprattutto… Non fatevi scoraggiare dalle difficoltà: già esservi dedicati alla lettura di questi articoli rappresenterà, per alcuni di voi, un primo passo importantissimo e, ci auguriamo, un incentivo a proseguire in autonomia. Se però vi rendete conto che il vostro problema di web reputation è urgente e/o complesso, se solo sentir parlare di «regole SEO» vi urta i nervi o, più in generale, se preferite essere affiancati da dei professionisti, chiedete aiuto. A chi invece desideri un corso accelerato e alla portata di tutti, in cui potersi immergere quando e come vuole, consigliamo l’acquisto, della la guida completa “Costruire e alimentare l’IDENTITÀ ONLINE. Reputazione Web: controllo, tutela, valorizzazione” di Electra Nadalini - Web Reputation Manager, a cui questi articoli si sono ispirati. A tutti voi… buon lavoro! 😊
Seo & Web Reputation: autopromozione nei profili social vi avevamo introdotto il concetto di SEO, vale a dire l’ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca.