Growth hacking
Il Growth hacking prevede spregiudicate strategie di crescita rapida
e non è solo indicato per le start up, anche le PMI possono sfruttarlo per crescere
Nato negli Stati Uniti nel 2010, il Growth hacking è un processo di sperimentazione che si avvale di una strategia combinata per ottenere risultati dirompenti in tempi brevi.
Nonostante sia emerso con maggiore prepotenza solo negli ultimi tempi, il Growth hacking non è una novità. L’approccio innovativo al web marketing che sfrutta tutti i canali disponibili con spregiudicatezza e creatività viene già sperimentato con successo da qualche anno. Soprattutto dalle start up, che hanno mezzi finanziari limitati e la necessità di emergere rapidamente per conquistare la loro fetta di mercato.
Ma tutti i business, soprattutto quelli di media e piccola entità che hanno a disposizione budget limitati, possono trarre dei benefici notevoli da una sperimentazione di questo tipo. A patto di essere realmente disposti ad osare e a battere strade poco convenzionali. La particolarità del growth hacking, infatti, è quella di non essere mai uguale a se stesso: non è detto che una stessa strategia sperimentata con successo da un’azienda possa essere ripetuta con la stessa efficacia da un’altra.
Ogni azienda deve perseguire il proprio percorso e reagire rapidamente alle dinamiche di un mercato estremamente competitivo in cui ognuno cerca di emergere come può
In che modo? Con flessibilità e inventiva. Con la disponibilità ad intervenire sull’assetto e sulle caratteristiche del prodotto o servizio offerto. Sì, perché, a differenza di una strategia di marketing tradizionale, fare growth hacking può significare anche dover intervenire sul prodotto e ridefinirne le proprietà
Non a caso, il growth hacker è una figura composita, a metà strada tra il programmatore e il marketer. Possiede le competenze di entrambi ed è in grado di combinarle per sperimentare un approccio multimetodo e multicanale
La sperimentazione prevede lo sfruttamento dei canali social, lo sviluppo di landing page, la messa a punto di attività di content ed email marketing, ma anche l’assorbimento di tutti i segnali e le indicazioni che provengono dall’offline. Ovvero dall’ascolto della clientela reale e potenziale, dai contatti telefonici e dagli incontri più o meno casuali che possono aiutare a definire il pubblico di riferimento e cosa si aspetta da un prodotto o servizio.
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